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venerdì 30 novembre 2007

Ho fatto un sogno, anzi due o tremila.

La teoria dei sogni, la lettura del mondo esterno attraverso l'attività onirica, il significato più o meno esplicito dei pensieri prodotti durante il sonno, non si scoprono oggi. E' storia antica, assodata, materia di studio che qualcuno custodisce gelosamente, altri si giocano al Lotto o alla roulette. Sognare fa bene: che succeda a occhi aperti o che si riesca a ricordarli al volo, quando suona la sveglia. "On" sono quelli di tutti i giorni, che mi porto in giro come fosse l'iPod, desideri tascabili, quotidiani; "off" , quelli che lasciamo alle massime profondità e vengono a galla quando meno te lo aspetti. Comunque è una moltitudine, un esercito in movimento: un lavaggio della coscienza, uno specchio di cui non fare a meno. Si sogna in bianco e nero o a colori, con il sonoro -dialoghi e musiche compresi -, o no: importante è farlo, non smettere mai, restare sempre accesi, dentro e fuori.
C'è quel genere di sogni che si possono ripetere, da tenere con sè, cullare sotto forma di desideri nella speranza che si materializzino: ritrovare gli amici e i giochi dell'infanzia, la compagna di banco dei primi palpiti, la fidanzata con cui hai condiviso il concerto della tua vita, quella che ti ha fatto sentire una sinfonia intera nella testa e nel cuore. Avere ancora, strette intorno a noi, le persone care, che non ci sono più e che aumentano, mentre si va avanti.
Poi troviamo i sogni che attraversano la strada come un gatto nero, o un cavallo bianco sormontato da una principessa: sono quelli che preferisco, film un po' psichedelici, con colonna sonora a piacere.
Questo, di qualche tempo fa, riguarda un cinema in fondo al mare.

Marco mi ha telefonato per uscire stasera, sa che mi piace andare al cinema: è un amico, mi segnala un nuovo locale, vuole stupirmi e ci riuscirà. Arrivati all'ingresso, ecco un corridoio che conduce a due sale diverse, la tradizionale e la "special" quella che scegliamo noi, naturalmente. Alla cassa ci indicano una porta, è il guardaroba dove viene fornita una tuta da sub e le necessarie attrezzature per l'immersione: "Fra poco si scende". In questa sala si proiettano film molto particolari: chi li ha girati, dal regista agli operatori, ha pensato all'eventualità di mostrare e sviluppare un'altra storia parallela, mostrando quello che sta sotto la superficie. Una modalità espressiva e una categoria dello spirito intesa come un modo per farci riflettere su tutto quello che resta "sotto": la terra, l'acqua, le nostre storie personali, la vita quotidiana, l'altrove e il dietro le quinte.
Lì albergano le visioni, i limiti, i tagli obliqui, il non detto delle persone e dei luoghi, il lato oscuro e segreto che vogliamo e/o dobbiamo nascondere nelle cose, l'intimità sbalorditiva, il doppio che risiede in tutti noi, quanto nelle opere d'arte: roba da sfogliare come un libro prezioso.
Buio, si spengono le luci, si accende lo schermo: va in onda l'altra metà dell'essere.
"On", prendiamo visione di quello che sta sotto, imparando a volare oltre: se andiamo al cinema o semplicemente usciamo di casa, bisogna guardare non solo sopra, ma pure al di là. E' una questione di scelta, di vita. Facciamo che a decidere la posizione "off" non siano le persone sbagliate. Non ce lo meritiamo. Parola di un sognatore.

"Diventa il cambiamento che vorresti nel mondo" (Gandhi)

Testo di E.Gentile.
Liberamente tratto dalla Smemo di quest'anno.

mercoledì 28 novembre 2007

Bue?

Dato che sono nuova di qui, stavo spastrocchiando un po' in giro per capire come funziona (sono impedita, lo so), quando mi sono resa conto che nel mio profilo risulta che il mio anno astrologico è quello del bue.
Ora, io non ho niente contro i buoi, per carità, ma.... non c'è proprio modo di avere un altro anno astrologico? Che so, della farfalla?

Uffa, appena arrivata e già mi sento dare della cornuta.

Le mutande del sole.

Oggi ho pensato una cosa: ho pensato che ogni giorno ha la sua luce.
Vedo di spiegarmi.
Prendiamo un'ipotetica cavia X (essere umano, dotato di tutte le facoltà intellettive, non sotto l'effetto di alcool o stupefacenti) e chiudiamola per qualche giorno in una camera sprovvista di finestre (ho dimenticato di dire che X non deve soffrire di claustrofobia). Magari portiamo a X anche da mangiare, così l'esperimento può procedere senza mietere vittime. Bene. Dopo un tot di giorni, estraiamo il soggetto X dalla sua prigione e conduciamolo all'aperto. Concediamogli il tempo di ripigliarsi e poi, guardate, sono si-cu-ris-si-ma che alla domanda: "che giorno della settimana è oggi?" X ci saprà rispondere in modo corretto. Perchè la luce del mercoledì non è la stessa della domenica, e quella del martedì è diversissima da quella del lunedì. Il sole cambia d'abito ogni mattina, un po' come noi. Sì, okay, non tutti si vestono ogni giorno in modo diverso, perchè non tutti hanno un guardaroba alla Paris Hilton. Però le mutande, dai, almeno quelle ce le cambiamo (in caso contrario, non ditemelo, non lo voglio sapere). Ecco, anche il sole si cambia le mutande: un giorno i classici mutandoni della nonna -quando è nuvolo- , il giorno dopo un perizoma mozzafiato -quando è mui caliente -, il giorno dopo ancora.... niente, perchè la lavatrice si è rotta e le mutande pulite sono finite.

Questa, dunque, la mia teoria.
Non importa che vi affrettiate a farmi complimenti, a lodare la genialità della mia mente, ad intasare le linee telefoniche per congratularvi con la sottoscritta. Al momento sono impegnatissima, non avrei proprio tempo per rispondervi. Sapete, sono in lizza per il premio Nobel e per partecipare alla cerimonia devo compilare tante di quelle scartoffie da...Ops, la mia candidatura doveva restare segreta.. bè, in fondo l'ho solo scritto nel web, poco male!
Si accettano comunque volontari per il ruolo di "cavia X" nel mio esperimento. Soprattutto se maschi, aitanti, età compresa tra i 22 e i 30 anni, giocherelloni.... Luogo dell'esperimento: la tavernetta di casa mia. Vitto: piatti tipicamente romagnoli (ai fornelli c'è mia mamma, garantisco io per lei).