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venerdì 28 marzo 2008

Presto, di mattina.

Suona la sveglia, ore 7. Gli occhi si socchiudono, piano. Che fatica. Sbircio dalla parte del fascio di luce che entra dalla finestra e si appoggia sul letto. Lo seguo in direzione opposta al suo senso di marcia, cercando di andare con lo sguardo fuori, oltre il vetro, oltre gli scuroni accostati, oltre la terrazza. Non ce n'è bisogno, perchè sento un ticchettio che dice pioggia e quella luce in effetti è troppo fioca per dire sole. Dov'è finita la primavera. E' questo il mio pensiero delle 7 di mattina, dov'è finita la primavera. E comunque il mio corpo dice di no, che non ce la può fare a tirarsi su, che la pelle vuole ancora sentire le lenzuola su di sè, e le gambe si allungano a cercare gli angolini ancora freschi. E' una cosa che faccio da quando ho memoria, quella di cercare i punti rimasti freddi dopo una notte intera di sonno sotto le coperte. Anche d'inverno, non importa, l'importante è che quell'angolino ci sia. Sposto la sveglia di un'ora e dormo. Poi di nuovo quel suono e questa volta non posso rimandare. Questa volta allontano da me coperte e lenzuola, raccolgo i peluches sparsi ai piedi del letto, gli stessi di cui ogni sera mi circondo prima di chiudere gli occhi. Infilo il pigiama, e sì, lo so, il pigiama ce lo si mette alla sera, ma io faccio tante cose al contrario. Poi una nostalgia, sciocca forse, ma dolce solo a pensarla. Ho voglia della colazione di un tempo, quella che poi quando avevo finito andavo a scuola. Che sia davvero dolce, come nostalgia, me lo conferma il sapore del caffèlatte, caldo ma non bollente, che se no i Pavesini fanno la pappetta e non va più bene, devono essere croccanti, almeno un pò. Tutto nella vita deve essere così, dolce e croccante allo stesso tempo. Tenero ma forte, morbido ma resistente. Forse anch'io dovrei essere così.

E' questo il pensiero delle 8.15 di mattina. Come mi piacerebbe essere.





lunedì 24 marzo 2008

Destinazione inferno.

Tuu... tuu... tuu...

Risponde la segreteria telefonica di Spippolandia. Spippy non è al momento disponibile, lasciate un messaggio dopo lo SPI e riceverete presto un commento di Spippy sui vostri blog . Aurevoir!
SPIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII

Ueeeeee, sono io!! Come io chi?? Io Spippy, e chi se no? Ammvedi oh, metti su la segreteria e questa manco ti riconosce..bell'affare! Niente, volevo solo informare la gentile clientela di Blogger che in questo week-end pasquale (sì, lo so che il week end è praticamente finito, ma almeno mi sono degnata di avvisare, no? Mamma mia, sempre più odiosa sta segreteria..) non sarò presente nè su Spippolandia, nè sui vostri blogghi. No no, non sono a fare la classica gitarella fuori porta nelle città d'arte.. e non sono nemmeno a sciare sulle Alpi. Quando torno? Eh boh, adesso chiedo a Virgilio, che lui sicuramente sa essere più preciso. Il fatto è che Dante si ferma a chiacchierare con ogni dannato che incontriamo.. pensa che ieri è stato più di un'ora a farsi delle ghigne davanti ai piedi arroventati di Bonifacio VIII. Io cerco sempre di dirgli "Dai Dantolino bello, che c'ho voglia di tornare su dal mio piccì per sentire gli afezionados di Spippolandia".. ma non c'è niente da fare. Mi aveva anche raccontato la ciozza che all'Inferno la connessione internet funziona, e invece...
Oi, adesso devo staccare, perciò auguri a tutti e se per Pasqua sono in ritardo,
buona Pasquetta !!

giovedì 20 marzo 2008

C'era una volta, a Imola...


C'è una cosa che sento sempre, da 4 anni a questa parte, quando corro. Meglio, quando corro ed è primavera. Non parlo della natura in fiore, dei mille colori che si affacciano alla vita dopo il letargo invernale, del sole a tratti cocente a tratti ancora fresco, che mi sembra quasi di vederlo mentre scrolla dai raggi l'ultimo velo di brina. Non parlo nemmeno del vento che ogni anno, puntuale come un orologio svizzero, prende la rincorsa e scende lungo la vallata, incanalandosi tra le colline per affrontare con più forza lo sprint finale (tratto lungo il quale, ettepareva, incontra la sottoscritta costringendola a fare il triplo della fatica). Parlo di una nostalgia, sottile ma comunque percettibile per chi, imolese come me, ricorda ancora nitidamente cosa portava con sè la primavera fino a 4 anni fa: gente, persone, bandiere, trombette da stadio, lingue straniere, voglia di vincere, confusione, tende, baracchine di piadine romagnole piazzate ovunque, strade chiuse al traffico, cartelli indicanti zone di parcheggio ad ogni albero, musica che di notte scendeva dalle colline. E poi, alle 13 del sabato e alle 14 della domenica, un silenzio strano, rarissimo, accompagnato da un rumore costante.. che chiamarlo rumore a me non piace, perchè "rumore" è qualcosa che ti infastidisce, che ti irrita. Io lo aspettavo tutto l'anno, quindi per me non era rumore, era melodia.

Sembra ieri.

Sperare con tutta l'anima che quel week end fosse bel tempo, che non piovesse perlomeno. E gli anni, rari purtroppo, in cui la gara era prevista oltre la metà di aprile, era la gioia. Essere svegliata alla mattina dal rumore degli elicotteri, quando ancora stavo nella vecchia casa. Fare colazione in fretta, precipitarmi in giardino, osservare le strade gremite di auto e la pista ciclabile percorsa da ondate di tifosi tutti colorati. Aiutare i miei zii a "fare parcheggio" e farne un po' anch'io, riuscendo a sistemare nel mio cortile 4 o 5 macchine e qualche motore. Ricordo che un anno, facevo ancora le medie, tre ragazzi hanno passato la notte in tenda nel mio fazzoletto di prato. Io e la mia amica gironzolavamo loro intorno, erano molto carini e poi erano grandi e questo ci faceva perdere la testa. Seguire la gara alla tele, sapendo che se anche avessimo abbassato il volume, le macchine si sarebbero fatte sentire entrando dalle finestre. Chiedere a babbo di accompagnarmi su per i colli, per vedere anche solo un po' di frullo, qualche tedesco allegramente ubriaco, certi particolari di Imola magicamente diversi: tir enormi parcheggiati lungo le strade che costeggiano la Rivazza, accampamenti improvvisati vicino alla Tosa, il ponte dell'ingresso all'Autodromo irrimediabilmente affollato di bancarelle. Essere orgogliosa di vedere così tanta gente qui, proprio qui, in questa mia cittadina che semplicemente adoro. Sentire crescere la malinconia, la domenica pomeriggio, nel vedere tutti tornare alle auto, alle moto, ai camper, ai pullman.. dare qualche indicazione per evitare le code, io piccina che mi aggiravo in bici tra stranieri ed italiani, e ogni volta non mi sembrava vero di averli tutti lì.

Il 2004 è stato l'ultimo anno in cui il circuito di Imola ha ospitato il Gran Premio di Formula 1. Lasciamo perdere i miei ricordi fanciulleschi. Lasciamo perdere anche il fatto che il tracciato è stato modificato, che l'intero edificio che ospitava i box è stato fatto saltare in aria per essere ricostruito e, quindi, ammodernato. Lasciamo stare che tutto questo è costato un tot di soldi, come è facilmente desumibile. Lasciamo stare tante cose, che (penso di poter parlare a nome di un tot di imolesi) ci sono rimaste sul groppone. Ma la storia, dove la mettiamo? Dove lo mettiamo il nome del circuito che, non per dire, è intitolato a 2 certi signori, Enzo e Dino Ferrari? Dove le mettiamo le sue curve, il suo arrampicarsi sulle nostre belle colline per poi scendere verso il fiume Santerno quasi ci si debba tuffare tutto dentro? Dove lo mettiamo il ricordo di chi, a prescindere dalle responsabilità individuali, qui a Imola ci ha lasciato la vita? Certo, la memoria di un Senna o di un Ratzenberger non dipende da una striscia di asfalto, come non dipende da una statua o dai mazzi di fiori che ancora oggi qualcuno ci appoggia. Io, per esempio, Gran Premio di Imola o meno, mi ricorderò sempre del rumore dell'elicottero che passava sopra casa mia per portare Airton all'ospedale. Comunque resto dell'idea che Eccleston non rimarrebbe al verde, se riportasse tutta la baracca qui. Basterebbe abbassare i prezzi dei biglietti (ormai da capogiro negli ultimi anni) e le tribune tornerebbero ad essere invase dai fedeli tifosi di Imola. Ma forse è meglio correre in mezzo al deserto, con un solo alberello mingherlino a fare un po' di ombra e nessuna bandiera colorata all'orizzonte. E se la vedete, non illudetevi: è solo un miraggio dovuto all'arsura.


lunedì 17 marzo 2008

Occhioni

Quando qualcosa non va, mi avvicino a lei, mi avvicino molto e la guardo negli occhi. Ha due occhi di un azzurro stupendo, che non ho mai visto in nessun altro sguardo incrociato finora. Le parlo addirittura. Non può capirmi, ma mi fa stare meglio. Che poi forse non è vero che non può capirmi, perchè quando in casa ci sono discussioni accese ed incandescenti, si presenta sempre sulla soglia della stanza-campo di battaglia. E guarda, scruta, con un'espressione a punto interrogativo di una dolcezza disarmante. Se piango, poi, si mette accanto a me, silenziosa ma partecipe. Forse quel silenzio dice molte più cose di quel che riescono a dire le persone con le loro chiacchiere, il loro brusio, il loro parlare di tutto e di niente indistintamente.

In questi giorni nei quali siamo da sole, mi chiedo spesso se per caso si annoi. Mi dedico a lei non appena possibile, tra una pagina e l'altra, una commissione e l'altra, una pianta da innaffiare e l'altra. Ma ho come l'impressione che in realtà sia lei ad occuparsi di me. Mi sollecita più volte ad alzarmi al mattino, come se avesse paura che possa tirare dritto alla sveglia e perdere tempo prezioso per lo studio o quant'altro. Se passo la mattinata in terrazza, con i libri aperti sotto il sole per colorare un pò la pelle ed illudermi di essere su una spiaggia deserta, lei sta lì con me. Ha caldo, ha un caldo pazzesco, me ne accorgo perchè si muove continuamente, cambia posizione ogni cinque minuti, alla ricerca di una fetta d'ombra non ancora riscaldata dalla sua presenza. Però resta lì e si addormenta. A pranzo mi raggiunge in cucina e lo stesso fa all'ora di cena. Quando rientro dopo essere stata fuori, mi aspetta davanti al cancello di casa stile mamma in apprensione. Oggi mi ero appisolata sul divano, verso le 19. Ho riaperto gli occhi di scatto, convinta di aver sentito un rumore o di aver sognato qualcosa di strano. Nulla di tutto ciò, semplicemente c'era lei, accanto a me, che aspettava il mio risveglio. Dev'essere stata la forza del suo sguardo. Solo che a volte, davvero, quando mi guarda con quegli occhi azzurri, mi viene il dubbio che si annoi. Che forse dovrei farla giocare di più, anche se ha una certa età e un'indole tutt'altro che vivace.O che dovrei parlarle di più, essere più di compagnia. Se solo potessi, mi tufferei in quel mare azzurro e sbircerei dentro la sua testolina per sapere cosa pensa, se pensa qualcosa. Magari ha un'idea precisa su ogni componente della famiglia, che ne so. Magari ci sarebbe da farsi un tot di risate. Magari, più probabilmente, non troverei nulla di ciò che immagino. Perchè quegli occhi hanno tutta l'aria di nascondere una specie di mistero..


Post scritto in data 30 giugno 2007.

giovedì 13 marzo 2008

Oggi mi sento così

Quando si dice che una canzone sembra essere stata scritta su di te. Perchè l'unica differenza tra la mia vita e le parole che seguono, è che io ho studiato e abbandonato la chitarra, non il piano.

E un giorno ti svegli stupita e di colpo ti accorgi
che non sono più quei fantastici giorni all'asilo
di giochi, di amici e se ti guardi attorno non scorgi
le cose consuete, ma un vago e indistinto profilo...

E un giorno cammini per strada e ad un tratto comprendi
che non sei la stessa che andava al mattino alla scuola,
che il mondo là fuori t'aspetta e tu quasi ti arrendi
capendo che a battito a battito è l'età che s'invola...

E tuo padre ti sembra più vecchio e ogni giorno si fa più lontano,
non racconta più favole e ormai non ti prende per mano,
sembra che non capisca i tuoi sogni sempre tesi fra realtà e sperare
e sospesi fra voglie alternate di andare e restare...
di andare e restare...

E un giorno ripensi alla casa e non è più la stessa
in cui lento il tempo sciupavi quand'eri bambina,
in cui ogni oggetto era un simbolo ed una promessa
di cose incredibili e di caffellatte in cucina...

E la stanza coi poster sul muro ed i dischi graffiati
persi in mezzo ai tuoi libri e regali che neanche ricordi,
sembra quasi il racconto di tanti momenti passati
come il piano studiato e lasciato anni fa su due accordi...

E tuo padre ti sembra annoiato e ogni volta si fa più distratto,
non inventa più giochi e con te sta perdendo il contatto...
E tua madre lontana e presente sui tuoi sogni ha da fare e da dire,
ma può darsi non riesca a sapere che sogni gestire...
che sogni gestire...

Poi un giorno in un libro o in un bar si farà tutto chiaro,
capirai che altra gente si è fatta le stesse domande,
che non c'è solo il dolce ad attenderti, ma molto d'amaro
e non è senza un prezzo salato diventare grande...

I tuoi dischi, i tuoi poster saranno per sempre scordati,
lascerai sorridendo svanire i tuoi miti felici
come oggetti di bimba, lontani ed impolverati,
troverai nuove strade, altri scopi ed avrai nuovi amici...

Sentirai che tuo padre ti è uguale, lo vedrai un po' folle, un po' saggio
nello spendere sempre ugualmente paura e coraggio,
la paura e il coraggio di vivere come un peso che ognuno ha portato,
la paura e il coraggio di dire: " io ho sempre tentato,
io ho sempre tentato... "


Francesco Guccini.

giovedì 6 marzo 2008

Altro che l'america

Ieri ero di spirito disfattista. Ma ho cercato di incanalare l'energia negativa verso azioni che non nuocessero gravemente alla salute, mia in primis e di chi mi gironzolava intorno a seguire. Così mi sono concentrata su ricordi lontani e, non domandatemi perchè e per come, mi è tornata alla mente una sera di fine estate di parecchi anni fa, quando una mia amica + moroso + amici del moroso mi portarono alla festa dell'Unità di Riolo Terme (paesello vicino a Imola). Quella sera si esibivano i Negrita, con ricavato del mini-concerto da devolvere in beneficienza. In particolare, mi sono apparsi nitidi nitidi i dettagli della bolgia di ragazzine in delirio sotto il palco. Mani alzate, saltelli in aria, gridolini gallineschi. Per carità, non critico nessuno.. nè il gruppo, che ammetto di conoscere pochissimo, nè le fans, perchè se qualcuno mi vedesse ad un concerto di Vasco, mi potrebbe tranquillamente paragonare ad un'adolescente con gli ormoni delle dimensioni di uova di Pasqua che frullano alla velocità della luce. Il fatto è..il fatto è.. non lo so nemmeno io qual'è il fatto. Se non che ieri ero di spirito disfattista e quando mi sono ricordata di come si era surriscaldata la folla durante l'esecuzione di "Sex", ho deciso di prendere in mano il testo e di smontarlo parola per parola.

Fare sesso nascosti in un cesso Proprio in un cesso dobbiamo stare? Guarda, te lo dico, iniziamo male..
fumarsi una Marlboro dopo l'amplesso Fumatela te la Marlboro, che io ai miei polmoni ci tengo e poi devo andare a correre e adesso che riesco a fare 11 km non vorrei schiattare dopo i primi 300 metri
oppure farlo in macchina di fianco alla strada ..oh beh certo, così se passa un maniaco trova pane per i suoi denti. Poi mi è già successo che un nonno abbia tentato di interrompere un mio tete a tete e trattasi di un'esperienza che non vorrei ripetere. Anche perchè era interessato al mio lui, non a me.
buscarsi un raffreddore male che vada Ah ma allora te le vai proprio a cercare!
sentirsi un po' animali, un po' primitivi Ho capito, mi devo vestire alla Wilma Flinstones per stimolare i tuoi bollenti spiriti.. ognuno ha le sue fantasie, d'altronde.
sentire che respiri, sentire che vivi Se vuoi che lo facciamo sarà il caso che respiri, io credo. Piuttosto, impegnati per trasformare il mio respiro in qualcosa di più ansimante, se ci riesci.
E convincere i tuoi ad andare in vacanza Tesoro, non è il caso di aspettare che i miei levino le tende. Passerebbe un lasso di tempo molto lungo e temo non sapresti resistere. Troviamo un'alternativa, che dici?
spedirli un giorno al mare e farlo in ogni stanza Aridaiiiie, allora quella del cesso è una fissa!!
provare le ricette, collaudare la cucina "Mmmm ssssiii, friggimi tuttaaaaaaaaaaa !!!".. per carità.
usare la Nutella, usare la farina La Nutella okay, anche subito. Ma la farina? Dopo avermi ricoperta tutta di polverina bianca che fai, mi sbatti 2 o 3 uova sulla pancia, impasti un po' e poi procedi col mattarello per fare la sfoglia? Oh, se conta per eliminare la panzetta possiamo anche provare..
guardare il suo corpo, scoprirne la forma Il suo di chi? Non si era detto noi due soli? Non avrai mica chiamato anche il nonno????
sentire dei passi... è qualcuno che torna... Ecco appunto, il nonno.
Fare sesso, succhiarne la polpa Oddio, non voglio vedere cosa fate, non ne voglio sapere nullaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!
e via la vergogna e i sensi di colpa Ah se non ti vergogni tu...
sdraiarsi sulla sabbia, rotolarsi nel fango Ricapitoliamo: cesso, nutella, farina, polpa, sabbia, fango.. ma la parola igiene esiste nel tuo dizionario o guarda caso quella pagina è stata disgraziatamente divelta?
carezzarle le gambe, improvvisarsi in un tango Mi sto immaginando tutta ricoperta di farina e nutella che ballo un tango. Che gioia.
annusarle la pelle, scoprirne l’odore E chissà che profumino dopo questi esperimenti culinari di alto livello!
passare dal sesso a fare l’amore.... Adesso è inutile che fai il romantico solo perchè hai avuto delle prestazioni misere e vuoi addolcirmi la pillola..

E altro che l'america .. puoi dirlo forte
altro che la musica .. puoi gridarlo
quando sei selvatica ... siiiiiiiiiii ?
altro che l'america .... eh lo so lo so lo so...modestamente..

E vivere una notte lunga una vita Tesoro non importa dai, lo so che puoi fare di meglio ma non stasera..
avere il suo profumo ancora tra le dita .. il profumo del nonno?
svegliarsi affamati e rifarlo per ore .. fame??? fame??? Come puoi parlarmi di fame??
passare dal sesso a fare l'amore.... sì, domani tesoro, domani..adesso dormi. Ecco bravo, così..