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venerdì 29 febbraio 2008

Oggi mi sento così

martedì 26 febbraio 2008

Alternative possibili.

Stamattina, in mezzo alla nebbia, mi sono imbattuta nella vita reale. Meglio dire, in una variante possibile di vita reale. Pedalavo a manetta, perchè come sempre ero in ritardo tremendo. Facevo lo slalom tra le persone che camminavano lungo la pista ciclabile, chiedendomi irritata perchè mai i vecchietti in pensione debbano uscire di casa la mattina all'alba. Che a me i vecchietti stanno simpaticissimi - a parte quelli che fanno apprezzamenti viscidi quando d'estate mi vedono fare jogging e quanto darebbero per avere vent'anni di meno e un po' di fiato in più - ma proprio questa loro abitudine faccio fatica a capirla. Ed ogni mattina mi innervosisco,come se fosse la prima volta che li vedo. Nel frattempo avevo da sbraitare anche contro la nebbia, che già ieri sera mi ha fatto incazzare, perchè, dopo essere stata da una mia amica, ho dovuto guidare ai 40 con gli occhi sgranati nonostante la sonno e nonostante il rompipalle -immancabile nei momenti critici - attaccato al sedere, con il riflesso dei suoi fanali a facilitare il tutto. Stamattina addirittura snebbiava, ovvero la nebbia era come pioggerellina, che se cammini piano non te ne accorgi, ma se accelleri un minimo o se vai in bici, come la sottoscritta, ti sembra di essere dentro ad una sauna, infinitamente più gelida e con un tasso di umidità che a confronto le foreste tropicali sono asciutte. Ma forse chi non ha a che fare regolarmente col fenomeno nebbia, come noi altri di sta zona, non può capirmi fino in fondo, ma credetemi sulla parola se vi dico che è insopportabile. Insomma, tutta presa dalla guida del mio bolide a due ruote, dall'orologio da controllare e dalle bestemmie da gridare nel profondo del mio io mattutinsclerotico, ho rischiato di investire due esseri viventi. Un uomo e un cane. Un uomo cieco col suo cane-guida. E oggi pomeriggio, mentre correvo, non ho potuto fare a meno di ripensare a quel momento. Ho immaginato come sarebbe stato questo 26 febbraio 2008 se invece di biascicare un imbarazzato "mi scusi" per poi ripartire all'impazzata verso la biblioteca, mi fossi fermata e avessi parcheggiato lì la bici. Come sarebbe stato avvicinarmi a quell'uomo e chiedergli il suo nome, il nome del cane. Come sarebbe stato domandargli: " Le andrebbe di passeggiare con me? Se vuole, le racconto il mondo intorno a noi. ". Che poi, cosa gli avrei raccontato? Bè, forse avrei iniziato proprio dalla nebbia e dall'effetto che fa vedere la Rocca di Imola avvolta nella sua cortina. Gli avrei detto che il tutto aveva un non so che di medioevale, di antico, di misterioso. Mi sarei quindi ricollegata alla sensazione di ieri sera, a com'è guidare scorgendo pochissima strada davanti, avendo la sensazione di essere separato e lontanissimo da tutto e da tutti. Avremmo riso mentre gli descrivevo quanto si era infuriata una vecchietta con un conducente che aveva rallentato all'ultimo secondo, benchè lei fosse sulle strisce pedonali da un pezzo. Avremmo probabilmente scherzato su tutte quelle cose che fino a un momento prima mi parevano la fine del mondo. E, se fossimo stati insieme tutta la giornata, avrei potuto cimentarmi anche nella rappresentazione della nebbia che piano piano sale, lasciando il posto ad un sole pallido, ma già primaverile. L'avrei portato nella stradina dove vado a correre di solito, gli avrei detto di liberare il cane e di lasciarlo correre nei campi e intanto gli avrei regalato un po' di colori, dall'azzurro del cielo al viola dei fiori, dal grigio delle case al verde dell'erba nei giardini. E ho pensato che sì, sarebbe stato un 26 febbraio molto migliore.

giovedì 21 febbraio 2008

Quello che, molto semplicemente, si dice un bel film.

Mi affido al trailer e ad una recensione trovata in rete per avvicinarmi ad un film che ieri sera ha mandato il mio cuore e le mie ghiandole lacrimali in tilt. Ci ho provato, lo giuro, ci ho provato a scrivere qualche cosa che potesse anche solo assomigliare ad un commento, ma non credo proprio di esserne all'altezza. L'unica cosa che posso dirvi è, se non lo avete ancora fatto, di andare a vedere questo capolavoro del nostro cinema. In barba ai tedeschi, che la loro è tutta invidia.




Il film, "delicato" e "toccante", è stato diretto dal regista Antonello Grimaldi ("Un delitto impossibile", 2000), sulla base di una sceneggiatura di Francesco Piccolo ("Giorni e nuvole", 2007), Laura Paolucci ("L'orizzonte degli eventi", 2005) e dello stesso Nanni Moretti, che compare altresì in veste di attore protagonista. La vicenda è essenzialmente vicenda interiore; da qui l'innegabile difficoltà di renderla sullo schermo.

Un'estate il manager Pietro Paladini (Nanni Moretti: "Io sono un autarchico", 1976; "Bianca", 1984; "Palombella rossa", 1989; etc.) e suo fratello Carlo (Alessandro Gassman: "Il bagno turco - Hamam", 1997) si trovano per caso a dover salvare due donne sconosciute che rischiano di annegare in mare. Lo stesso giorno, appena tornato a casa, Pietro trova la moglie Lara morta, il che necessariamente sconvolge la sua esistenza, soprattutto perché si trova a fare i conti da solo con l'educazione, la crescita e i problemi di sua figlia Claudia (l'esordiente Blu Yoshimi), una ragazzina di dieci anni che frequenta la quinta elementare e che, pur non dando apparentemente segni di gravi scompensi in seguito alla morte della madre, inevitabilmente è costretta a portare dentro di sè un fardello troppo grande per la sua età; l'equilibrio della bambina è appeso a un filo e non solo il suo, in quanto il padre, fin troppo consapevole della delicatezza della situazione, sente il dovere (per lei), ma anche il bisogno (per sé), di ricoprirla di attenzioni e di compensare per quanto possibile l'assenza della madre. Così facendo, Pietro dà a parenti, colleghi e conoscenti più motivi di preoccupazione di quanti ne procuri la piccola Claudia: infatti la sua decisione di disertare il lavoro, di disinteressarsi di tutto (in particolare di un'imminente fusione tra due società) e di rinunciare ad un ambìta posizione lavorativa, per passare invece intere giornate nel giardino sotto la scuola della figlia, in attesa della campanella o di una fugace apparizione di Claudia alla finestra, crea da un lato nei passanti pietà, comprensione, solidarietà, ammirazione, stima, dall'altro in chi lo conosceva perplessità, angoscia, preoccupazione, voglia di aiutarlo ad uscire da quella condizione. Del resto, la vita nel parco si rivela meno noiosa di quanto si possa immaginare: ogni mattina passano le stesse persone, che da complete sconosciute tendono quasi a diventare dei conoscenti o comunque dei punti di riferimento a cui aggrapparsi o che più spesso si aggrappano a Pietro, come fosse il fulcro di un microcosmo fatto di gesti rituali e rituale quotidianità. Il parco così catalizza i vari personaggi: Eleonora Simoncini (Isabella Ferrari: "Sapore di mare", 1982), la ricca signora salvata da Pietro in mare, con cui avrà uno sfrenato amplesso finale; telefonicamente, la segretaria Annalisa (la nostrana Alba Rohrwacher, sempre più lanciata nel mondo del cinema: "Mio fratello è figlio unico", 2007; "Giorni e nuvole", 2007; "Riprendimi", 2008); il collega Samuele (il sempre bravo Silvio Orlando: "Il portaborse", 1991); l'amico e collega Jean Claude (Hippolyte Girardot: "L'amore sospetto", 2005), licenziato dall'azienda; persino il grande uomo d'affari Steiner (Roman Polanski: "Tess", 1979), geloso di Eleonora; la svampita sorella della moglie (l'originale Valeria Golino, l'invidiata compagna di Scamarcio: "Respiro", 2002); Jolanda (Kasia Smutniak: "Tredici a tavola", 2004), una ragazza che porta a spasso il cane seguendo sempre lo stesso percorso; i compagni di scuola della bimba, i genitori, le maestre; una mamma con un figlio "diversamente abile".

Il quadro complessivo che ne risulta è per lo meno originale, delicato, profondo, intenso e toccante, anche grazie alla performance del protagonista Moretti, che finalmente torna sullo schermo da attore con un film di più ampio respiro, sulla scia de "La stanza del figlio" (2000), abbandonando gli angusti (per quanto piacevoli, politicamente scorretti e impegnati) orizzonti delle prime pellicole, che lo ingabbiavano in un ruolo sempre uguale a se stesso, cucito addosso su misura e non esportabile all'estero. In questo caso, invece, Nanni attore riesce a mantenersi sotto le righe, a non strafare, a non divenire la solita caricatura di se stesso, centrando così l'obiettivo e dando vita ad una commovente tragedia familiare ed umana, universale per i dolenti tasti che sa toccare ed apprezzabile ovunque, in Europa e nel mondo. Tra il primo e l'ultimo Moretti è ravvisabile la stessa differenza che intercorre tra il primo Roberto Benigni e il Benigni de "La vita è bella", ed è innegabile in ambo i casi un certo progresso nel tempo, benché ci sarebbe ancora molto da limare e migliorare quanto a recitazione; un primo grande passo, comunque, è stato compiuto: dal 2000 entrambi sono usciti - per così dire - dal proprio "orticello" (e che "orticello"!) per prendere parte ad opere di maggiore respiro. Quanto alla lettera della Cei (Conferenza Episcopale Italiana) che critica la scena di sesso finale del film perché troppo pesante e spinta, vale la pena citare la giusta risposta del produttore Procacci: "La lettera si commenta da sola"; da quando in qua infatti un produttore, un regista, un attore o un'attrice devono rendere conto del loro operato alla CEI? Il protagonista della discussa scena ed il regista sostengono la necessità di quello snodo tematico all'interno della compagine della trama e probabilmente è così, ma, anche se così non fosse, soltanto questo conta, cioè se la scena sia giustificata/giustificabile o meno entro il suo contesto filmico: tutto il resto è noia...e il riferimento va a censure di qualsiasi genere (ideologiche, politiche, morali e religiose).

Il film (112 min.), di genere drammatico, tratto dal romanzo di Sandro Veronesi (Bompiani), è stato prodotto in Italia nel 2007, e distribuito nelle sale dalla 01 Distribution a partire dall'8 febbraio 2008. Il giudizio della critica è discreto (tre stellette su cinque), e in effetti si tratta di un film intenso e profondo, da vedere per lo meno per la scena di disperazione solitaria di Moretti (voto 7). Paolo Mereghetti, per "Il corriere della sera", scrive: "(...) Moretti si dimostra attore a tutto tondo. (...) Alessandro Gassman come fratello forma con Moretti una felice strana coppia, Valeria Golino dà l'impressione che non potesse essere che lei a dare corpo alla cognata di Paladini, scombinata, emotiva, spiazzante. Quello che, molto semplicemente, si dice un bel film". Nonostante ciò, a Berlino la critica tedesca risulta divisa: non manca chi consiglia agli italiani di occuparsi di cose più consone alla loro indole (la pasta, per esempio) e di lasciar perdere il cinema.

Recensione di David Borrello.


sabato 16 febbraio 2008

For ridiculous men

Non sono sparita, tranquilli. Un po' sommersa da impegni e scazzi vari, ma ancora viva. E scusate se non ho avuto tempo per rispondere alle vostre geniali ed interessantissime interpretazioni del mio sogno allucinante-allucinogeno (eh lo so, lo so che avreste preferito se ne avessi postato uno allucirosse), quanto prima vedrò di rimediare. E vedrò anche di zompettare qua e là nei vostri angolini bloggosi, lasciando qualche parolina e una scia di profumo "grape-kiwi" dello stupendo bagnoschiuma che da oggi campeggia nella mia doccia.
Nel frattempo, per allietare l'attesa, vi lascio una chicca simpatica che ho trovato recentemente nella posta. A me ha fatto sorridere, spero faccia lo stesso effetto su di voi, miei amicici spippolosilosi. Buon fine settimana a tutti.


LETTERA DI LUCIANA LITIZZETTO AD ANDREA BIAVARDI, DIRETTORE DEL MENSILE "FOR MEN"

Lo confesso. Ho ceduto alla tentazione di comprare la nuova rivista maschile 'For Men Magazine'.
Del resto, come potevo resistere agli affascinanti argomenti annunciati dalla copertina (che, tra parentesi, ritrae un tizio con una faccia da pirla e un asciugamano di spugna bianca che fa tanto 'figo da spogliatoio')?
Almeno quattro i titoli memorabili:
- 'Falle dire basta stanotte!'
- 'Ricco entro Pasqua: 15 idee geniali'
- 'Trucchi: mangi il doppio diventi la metà'
- 'Smetti di fumare e voli ai Caraibi'.

Non vorrei deludere il geniale direttore Andrea Biavardi, ma a far dire "BASTA" a una donna siete già tutti bravissimi da soli poiché di solito ne abbiamo abbastanza dopo i primi tre minuti. La vostra difficoltà sta nel farle dire "ANCORA!", al limite. Ci pensi su, per il prossimo numero.

Riguardo allo slogan 'Ricco entro Pasqua', beh, signor Biavardi, se vuole fare le cose fatte bene, nel prossimo numero alleghi anche due simpatici gadget: passamontagna e chiave inglese.

Alla promessa 'Mangi il doppio e diventi la metà', invece, tenderei anche a credere. Bisogna vedere la metà di cosa. Io se mangio il doppio, signor Biavardi, divento l'esatta metà del Partenone, in effetti.

Infine, sempre in copertina, campeggia la scritta 'Smetti di fumare e voli ai Caraibi'. Guardi signor direttore, io non ho mai conosciuto uno che abbia smesso di fumare e che sia andato in un'isola tropicale a festeggiare. In compenso ho sentito un sacco di gente che ha cominciato a fumare sostanze illecite e s'è fatta certi viaggi senza neanche uscire di casa che lei neanche si immagina.

Ma questo è solo l'inizio. Una s'illude che il peggio sia già tutto in copertina e invece no, il meglio è all'interno!

A pagina 52 c'è un avvincente e istruttivo servizio con tanto di foto redazionali su 'Come slacciarle il reggiseno' che tiene conto dei vari modelli (classico, seduttivo, sportivo...). A parte l'intelligenza del servizio in sé, vorrei soffermarmi sul consiglio per slacciare rapidamente il modello sportivo, che è: "Se lei è spiritosa dacci un taglio con le forbici!". Biavardi, io le garantisco che sono una donna alquanto spiritosa, ma se un uomo che magari conosco da poco, in un momento d'intimità mi tira fuori dal taschino un paio di forbici, io come minimo penso che sia il mostro di Milwaukee e nella migliore delle ipotesi gli assesto un calcio nelle palle che il mese dopo il soggetto in questione passa dal suo For Men Magazine a Donna Moderna.

A pagina 50 poi, si tocca l'apice grazie ad un servizio che affronta la spinosa questione: 'Se l'iguana domestico ci prova con tua moglie'. Nell'articolo si sostiene, infatti, che ci sono diversi casi di molestie sessuali da parte d'iguana nei confronti di donne con il ciclo. Senta signor Biavardi, lei l'ha mai vista una donna col ciclo? Mi segua signor direttore, non parlo di una donna in sella al motorino. Parlo della donna in quei giorni lì. Ecco guardi, io in quei giorni ho la cera del cugino It e l'affabilità di Godzilla, non mi si avvicinerebbe a meno di cento metri un Velociraptor si figuri un' iguana.
E infine, l'apoteosi vera e propria: il test 'Sei uno stallone o una schiappa?'. Le domande sono tra le cose più esilaranti che io abbia mai letto in vita mia. In pratica sei ritenuto uno stallone se rispondi sì a domande come questa: 'Ti è mai capitato di farlo con una donna e, poco dopo, con la sua compagna di stanza?' Un sacco di volte! Alla casa di riposo 'Domus Mariae'. O 'Di essere chiamato da una donna che ti chiede se può venire da te alle nove del mattino?' Sì certo, da una rappresentante della Folletto. Mi fermo qui. Donne, consoliamoci: noi una volta al mese avremo pure le nostre cose, ma loro una volta al mese hanno For Men Magazine in edicola.
Mica lo so chi sta peggio!!

Luciana Littizetto

mercoledì 13 febbraio 2008

Pillole freudiane.

Premessa : sto studiando Svevo. In particolare, guarda caso, la "Coscienza di Zeno". Ora, dire che questo testo sia imbevuto, in ogni sua riga, di psicologia freudiana, è dire poco. Troppo poco.
Sorvolerò, per non tediarvi (ma soprattutto per non tediare me stessa, che ormai degli strippi mentali di Cosini ne ho fin sopra i capelli), sui dettagli di questa, lo devo ammettere, stupenda opera della nostra letteratura primo-novecentesca. E planerò (dopo aver sorvolato dovrò anche atterrare da qualche parte, o no?) direttamente su ciò che mi interessa per davvero. Trattasi di un quesito all'apparenza irrisolvibile: sono ben consapevole, infatti, di quante menti geniali si siano interrogate, nel corso dei secoli, sulla spinosa questione dell'interpretazione dei sogni. Direte voi: "Sigmund ha partorito un trattato apposito sull'argomento, perchè non interpelli lui?". Perchè io, da grande sognatrice quale mi reputo, non mi accontento di ridurre il significato delle mie produzioni notturne (oddio, come suona male) a fredde esplicazioni psico-scientifiche. I miei sogni, di qualunque genere essi siano, dal grottesco al drammatico, dal pornografico al comico, meritano di più. Meritano fantasia, che secondo me essere fantasiosi è una gran cosa.
E qui entrate in gioco voi, miei cari. Dovete sapere che tra i mille che ho fatto, c'è un sogno, in particolare, che mi si è stampato per ben benino nella memoria. Nonostante risalga agli anni delle elementari; nonostante, per idearlo, la mia unica neurona Gina non debba aver sudato chissà quante camicie; nonostante, sono sincera, susciti un certo ribrezzo.
"E' il giorno del mio compleanno. Sono ancora piccina picciò, otto o nove anni al massimo. Come tutti gli anni, ho invitato le mie compagne di scuola e qualche altro amichetto a casa mia per festeggiare. Mamma ha preparato il ciocorì che mi piace tanto: Cioco Pops, Mars e burro. Babbo, come sempre, intratterrà tutti noi facendoci giocare al Mercante In Fiera; in palio tante caramelle, cioccolatini e noccioline. Ad un tratto suona il campanello, corro ad aprire ma mi trovo davanti una persona che non solo non ho invitato, ma che proprio non conosco. E' un uomo, di colore, abbastanza giovane. Mi dice se può salire, che anche lui vuole lasciarmi il suo regalo. Lo faccio accomodare, ma lo sconosciuto è di parola: giusto il tempo di consegnarmi il pacchetto e poi se ne va. Io lo scarto e, dentro alla scatola, trovo solo una noce. Una semplicissima noce. Dalla sala i miei amichetti mi chiamano, quindi appoggio la noce sulla scrivania della mia cameretta e torno a festeggiare per il resto del pomeriggio. Quando, a fine giornata, dopo che tutti se ne sono andati, torno nella mia stanza, la noce è ancora là. Esattamente dove l'avevo lasciata. Solo che è aperta, spaccata in due. E da essa si diparte una ragnatela enorme, i cui fili si diramano in direzione di tutte e quattro le pareti. In modo tale che, non solo nel suo centro, ma nel centro di tutta la mia camera vedo starsene immobile un ragno dalle dimensioni abnormi."


Fantasia, gente.. fantasia! Come lo interpretate voi, questo sogno?

domenica 10 febbraio 2008

Colazione da Spippy

"..perchè non importa dove tu corra, finirai sempre per imbatterti in te stessa"

giovedì 7 febbraio 2008

Now i'm lost and i'm screaming for help

Ci sono immagini e sensazioni che mi tornano alla mente quando questa canzone parte e mi porta via con sè. Le stesse che mi rapiscono se guardo la foto di me e Vale postata 2 giorni fa, ma più forti. Perchè quando la musica si lega a certi ricordi, non c'è pezza che tenga. Perchè quando questa canzonetta inizia è di nuovo estate, è di nuovo mare, è di nuovo Mojito Beach, è di nuovo sete di una fogliolina di menta fresca da far scivolare lentamente sulle labbra. Sopra di me il cielo stellato ha preso il posto del sole che mi ha accarezzata ovunque per tutta la giornata. Davanti a me gente, tantissima gente, che beve, che balla, che si bacia, che infila le mani dappertutto, pur di cogliere le curve di qualche bel fianco morbido. Dentro di me un'emozione strana e un'attrazione forte verso quella stessa emozione. Mi sento avvolta solo dalla mia pelle abbronzata, come se la gonna e la canotta che indosso non esistessero più. "..Relax, take it easy.." e mi sento leggera leggera e sento che potrei bere all'infinito, perchè più ubriaca di così non potrei essere comunque. Qualcosa mi scorre nelle vene, più potente dell'alcool, più potente di qualsiasi droga.. non riesco a dargli un nome, ma non importa. Una figura buffa insiste per offrirmi una birra, passa da me a Vale come una pallina da ping pong, sperando che una delle due prima o poi ceda ai suoi goffi tentativi di approccio. Ma io non sono più lì, quel corpo che ora si sta muovendo non è più il mio, il mio sguardo lo trascina via e lo spinge tra le braccia alzate, tra i brividi caldi di due respiri molto vicini, tra il sincronismo di due bacini che ondeggiano cercandosi insistentemente, come due calamite. Per un attimo sembra che l'estate possa fermarsi per sempre su quelle note e che quelle stelle possano restare lì, a ballare insieme a me, ignare del tempo e della vita di sempre e delle paure e di tutto quello che non sia puro piacere e allegria e sorriso. La spiaggia è allagata da un'ebrezza magica, i granellini di sabbia sono oro splendente che piove su tutti quei corpi e si appiccica ad essi sottolineando ancora di più il loro ondeggiare..il loro giocare insieme..il loro amalgamarsi l'uno nell'altro.

martedì 5 febbraio 2008

Troni usurpati

Raramente mi aggiro tra i canali televisi nelle ore pomeridiane. Sia perchè ormai la mia dimora fissa è diventata la biblioteca, sia perchè, anche se fossi sotto il mio tetto, non credo proverei nessun tipo di piacere a guardare cosa offre la Mediaset o la Rai o La7 o Mtv o un qualsiasi altro canale Pincopallo. Ma, come si dice, quando Maometto non va alla montagna, ecco che la montagna alza il suo culone bello grosso e va da Maometto. Così oggi, in un momento di pausa e, aggiungo, di grande noia, mi sono messa a girovagare per la rete. Non per i vostri splendidi blog, che quelli me li voglio guardare con calma, e non quando sono nelle condizioni di un cadavere a causa della stanchezza e dello smaronamento più totali. Fatto sta che mi sono smarrita in uno di quei siti pieni di gossip e spetegulèz, dal quale ho appreso i nomi delle 2 nuove troniste che da qualche settimana campeggiano a Uomini e Donne, una delle trasmissioni più inutili mai esistite. Insieme al Grande Fratello, l'Isola dei Famosi, la Fattoria, Porta a Porta, Matrix, Uno Mattino (o Mattina? bah!), La Prova Del Cuoco, I Soliti Ignoti, Uno Contro Cento, L'Eredità, Passaparola.. che poi dico io che mi impegno persino per scriverli con la lettera maiuscola.

Ma il punto non è questo mio disgusto verso la televisione italiana. Il punto è che le 2 troniste si chiamano Valentina e Paola. E ve le voglio mostrare:




Ora, vi posso garantire che conosco anch'io due ragazze, una Valentina e una Paola, una bionda e l'altra mora come le signorine qui sopra. E vi mostro anche loro:


E adesso ditemi, miei cari, siamo o non siamo di fronte a un clamoroso caso di usurpazione di trono??

sabato 2 febbraio 2008

Surrender to nothing

Provo rabbia. Rabbia per il tempo che troppo spesso lascio passare senza viverlo davvero. Rabbia per le paranoie di cui si ubriaca la mia testa e che non so contenere, rinchiudere entro un recinto spinato. Rabbia per la scarsa protezione che offro al mio cuore, esponendolo alle intemperie dei miei temporali di lunaticismo. Rabbia per i mille "se" che non riesco mai a trasformare in dati di fatto e che lascio impallidire di fronte a mille-e-uno "ma". Li guardo svanire, immobile e disillusa. Rabbia per le favole alle quali mi aggrappo, per i buoni propositi soltanto teorici, per le belle sorprese che sogno di trovare dietro ad una pagina che non mi decido a voltare. Provo rabbia per l'indipendenza che vorrei, per il cappio stretto intorno alla gola che sento ogni volta che vorrei disegnarmi io i miei orari e i miei spazi vitali, seguito da un altro ancora più soffocante, quello del senso di colpa per non essere riconoscente a chi mi mantiene. Rabbia per la delusione dell'Alma Mater Studiorum di Bologna, perchè da quando la frequento mi sembra di guardare il mio futuro attraverso un binocolo rotto, che rimanda immagini sfocate e lontanissime, indecifrabili. Rabbia per le occasioni perdute.

Provo rabbia, e anche tanta. Una rabbia sana, però, di quelle che non si fanno mettere i piedi in testa dai rimorsi. Che pure ci sono, ma ai quali non concedo l'onore di reggere il timone. Spippy stringe i denti e sente di potersi scrollare di dosso tutti quei pesi che non la fanno sorridere come vorrebbe. Spippy stringe i pugni e la pianta di vivere una vita che non è la sua. Spippy magari prova anche a riprendere a scrivere come faceva una volta, perchè fissare qualche macchia d'inchiostro su un foglio bianco è l'equivalente per lei di mettersi davanti ad uno specchio e cercare di capire cosa va e cosa no. Per cosa e per chi vale davvero la pena ubriacarsi di paranoie e da cosa e da chi, invece, è meglio praticare un'astinenza purificatrice.

Ho un quaderno davanti a me, uno di quelli per bimbi, con figure delineate solo da contorni scuri. Sta a me decidere se lasciarle in bianco e nero o colorarle.

Comincio dal cielo. Non è più buio. Passatemi un azzurro sgargiante.